Con le Olimpiadi di Parigi 2024 in pieno svolgimento, molti appassionati di nuoto stanno seguendo con entusiasmo le gare del nostro beniamino Noè Ponti, che gareggia nelle competizioni “butterfly” (farfalla) utilizzando lo stile delfino. Ma spesso emerge una curiosità: che differenza c’è tra lo stile a farfalla e quello a delfino? E perché si nuota a delfino nelle competizioni a farfalla?
La risposta a questa domanda la potete trovare rileggendo i vari capitoli tecnici ed evolutivi dei vari stili, ma per chi avesse poco tempo facciamo noi un breve sunto.
La farfalla ha origine dalla rana. Nel 1926, i regolamenti tecnici della rana non specificavano i limiti della bracciata, e il tedesco Erich Rademacher iniziò a nuotare recuperando le braccia fuori dall’acqua, eseguendo una doppia bracciata simile al crawl. Si capì subito che i due stili dovevano essere separati, anche se la divisione ufficiale avverrà circa 25 anni più tardi. È da qui che nasce la farfalla: una doppia bracciata crawl con le gambe rana.
A livello internazionale, si iniziò lentamente a gareggiare in questo stile, conosciuto come “butterfly”. Negli anni seguenti, la tecnica si perfezionò e Jack Sieg introdusse il colpo di gambe “a coda di pesce”, evolvendo lo stile fino a creare il delfino.
Qualche anno dopo, questa tecnica venne ufficialmente approvata, ma il nome “farfalla” rimase per identificare queste gare. Oggi, i termini “farfalla” e “delfino” sono diventati sinonimi. Nulla vieta agli amatori di nuotare usando braccia a delfino e gambe a rana, ricordando però che la gambata a rana non è sempre ammessa e che la tecnica tutta a delfino permette di essere più veloci.
Mentre Noè Ponti affronta con determinazione le sfide olimpiche nello competizioni farfalla utilizzando la tecnica a delfino, possiamo tutti comprendere meglio la storia che ha portato a questa curiosità.
Vi ricordo la finale alle Olimpiadi di Parigi dei 200m Butterly (farfalla), questa sera (31 luglio 2024), ore 20.36.
Buona visione delle Olimpiadi e forza Noè!