La recente protesta ambientalista al Louvre ha catapultato nuovamente la Gioconda di Leonardo da Vinci sotto i riflettori, ma non per le ragioni che ci si aspetterebbe. Gli attivisti, in un gesto sorprendente, hanno versato zuppa sul vetro blindato che protegge il celebre dipinto, portando alla ribalta una domanda intrigante: quella che ammiriamo al Louvre è davvero la Gioconda originale, o forse un abile falso?
Il capolavoro di Leonardo da Vinci, oggetto di venerazione e mistero, ha da sempre alimentato teorie e controversie nel corso degli anni. La storia del furto del 1911 compiuto da Vincenzo Peruggia aggiunge un ulteriore strato di fascino e incertezza attorno a questo dipinto iconico.
Vincenzo Peruggia, un umile muratore e pittore di Dumenza, fu l’artefice del colpo audace. Dopo essere emigrato in Francia, fu assunto da una ditta che si occupava della manutenzione interna del Louvre. Nel 1911, approfittando della sua posizione, si intrufolò nel museo e rubò la Gioconda, nascondendola sotto la giacca da lavoro. La sua fuga apparentemente tranquilla e il suo desiderio di restituire il dipinto all’Italia lo resero una figura quasi eroica agli occhi di alcuni.
Il furto fu un enigma per due anni, finché Peruggia non propose la vendita della Gioconda a un collezionista fiorentino, Alfredo Geri, con la condizione che l’opera tornasse in Italia. Il Peruggia fu arrestato poco dopo e la sua pena fu relativamente mite.
Tra le questioni irrisolte c’è quella della permanenza della Gioconda in Italia nei due anni successivi al furto. Secondo la testimonianza di Graziano Ballinari (Direttore per quindici anni del Museo di Arte e Tradizioni Popolari della Val Veddasca ), mentre il mondo intero si chiedeva dove fosse finito il sorriso ineffabile di Monna Lisa, il dipinto era nascosto a Cadero con Graglio, piccolo paese della Val Veddasca, nell’incavo di un tavolo sotto un tappeto nell’osteria dei fratelli Lancellotti, amici del Peruggia e suoi complici nel furto. Secondo Graziano Ballinari la Gioconda sarebbe ancora nascosta in una chiesina nella valle.
Stefano Vinceti, uno storico dell’arte, ha dedicato tre anni di studio a questa controversa vicenda, scrivendo il libro “Il furto della Gioconda. Un falso al Louvre?”. Il libro rivela nuovi dettagli e riconferma molte delle voci tramandate dai valligiani, suggerendo che la Gioconda al Louvre potrebbe essere un falso.
La vicenda ha suscitato tanto interesse da portare alla creazione del Micro Museo di Cadero in Val Veddasca, un luogo che si propone di svelare le verità e i misteri ancora avvolti attorno a questo capolavoro.
https://www.micromuseodellagioconda.it/museo
E se, care lettrici e cari lettori, siete pronti a intraprendere l’avventura alla ricerca della “vera” Gioconda e a svelare il mistero che avvolge questo capolavoro, Graziano Ballinari fornisce un intrigante indizio. “La Gioconda l’è scunduda in una gesina in val, non prima ne’ dopo de Gragl. L’è scunduda insci ben che la par in galera tra i sas e i sant che salutavan chi andave e veniva de luntan.”